(Adnkronos) – Si è chiuso ufficialmente con una cerimonia di tre giorni il programma di 2023Eleusis, che ha visto la cittadina greca di Elefsina – insieme alla romena Timisoara e all'ungherese Veszprém – detenere quest'anno il titolo di Capitale europea della Cultura. In 315 giorni, installazioni, spettacoli, mostre, allestiti per lo più in spazi riportati a nuova vita, hanno animato l'antica Eleusi, culla dei mitologici 'misteri', trasformandola in polo culturale d'avanguardia. Se il calendario è giunto al termine, ci sono tuttavia alcuni eventi tuttora in corso o appena inaugurati che potranno essere visitati ancora per qualche mese. E' il caso di 'My Sea Jouney – My Land Claim', installazione scultorea in tre parti creata appositamente per 2023Eleusis dall'artista visiva Stefania Strouza, che quest'anno ha ricevuto il Premio Arte Atene dedicato ai giovani. L'esposizione, inaugurata nell'ambito della cerimonia di chiusura e in corso fino all'11 febbraio 2024, è ospitata all'interno dell'Old Oil Mill Factory, uno dei vecchi siti di archeologia industriale di Elefsina recuperato e riutilizzato come hub culturale. Tema centrale è l'ambiente: una denuncia della distruzione del pianeta ad opera dell'uomo e in particolare della costa di Elefsina a causa degli insediamenti industriali che nel Novecento hanno trasformato il suo aspetto. Ispirato al mito di Medea e al testo di Heiner Muller, l'artista rappresenta un luogo che esprime la memoria e il trauma di un mondo consumista, con quanto ha prodotto l'industria pesante e la corrosione delle navi abbandonate. Le tre parti dell'installazione sono rappresentate come isole dove elementi naturali e residui industriali testimoniano la compromissione di una costa come quella di Elefsina, erosa, inquinata e ipersfruttata e quindi abbandonata. Medea diventa, dunque, un 'luogo', traumatizzato dall'attività umana, che tuttavia consente la relazione tra natura e cultura, decadenza e resilienza, mito e realtà, per rendere visibile la loro interdipendenza. Nella stessa location, un altro spazio ospita, fino al 28 gennaio, l'esposizione collettiva 'A Rave down below', curata da Panos Giannikopoulos. Anche qui torna il contrasto tra il passato remoto mitologico e il più recente passato industriale, che culmina in una danza delirante. Una sorta di rituale contemporaneo, un mezzo di esplorazione e una forma di racconto attraverso affinità culturali, dove l'effimero, la fisicità, l'incertezza sono punti di partenza critici che accompagnano lo spettatore attraverso un processo di partecipazione. Attraverso installazioni, dipinti, sculture, suoni e performance, l'esibizione vuole ridefinire i confini della danza, riflettendo sul corpo e sulla necessità del movimento, che diventa formazione di comunità e domanda di giustizia sociale. Sarà visibile fino all'11 febbraio anche un'altra mostra, inaugurata il 17 dicembre, 'Terracotta Army', dell'artista internazionale Juan Esteban Sandoval, allestita nella ex fabbrica di vernici Iris, un altro dei siti industriali recuperati, la cui ciminiera disegna lo 'skyline' della città. Un tributo agli operai di Elefsina e della più ampia regione dell'Attica occidentale, che con il loro lavoro e la loro vita hanno forgiato l'immagine attuale del luogo in cui vivono. A testimoniarlo oltre duemila elmetti di argilla fatti a mano a formare un vero e proprio esercito scultoreo. L'artista ha visitato personalmente le fabbriche locali e, attraverso una call, ha coinvolto oltre mille operai attivi o pensionati nel progetto, raccogliendo testimonianze personali che sono servite per realizzare le decorazioni degli elmetti, tutte diverse, con la tecnica della pittura e dell'incisione. Gli elmetti ricoprono tre enormi pareti, a formare una gigantesca installazione, accompagnata da suoni creati appositamente dall'artista Giorgos Moraitis, che offre un'esperienza immersiva al visitatore. Lo stesso elmetto rappresenta un oggetto usato per proteggere il lavoratore e il materiale con cui è fatto allude agli oggetti ritualistici ritrovati nel sito archeologico di Elefsina, dunque un simbolo che collega due 'passati' della città. 'Terracotta Army' esprime, quindi, l'opera di migliaia di persone che in pochi anni ha trasformato una terra agricola in uno dei più grandi centri industriali del paese e gli effetti di questa trasformazione con repentini cambiamenti che sono ancora in corso, e che solleva interrogativi sulla natura e sul futuro del lavoro, ma anche sul valore della cultura in una città industriale. Al termine della mostra, gli elmetti saranno distribuiti ai partecipanti, in modo che l'opera d'arte rimanga in città insieme alle persone con le quali è stata creata. Ancora visitabile fino al 21 gennaio anche la mostra fotografica del greco Antonis Theodoridis, 'The Return of the Spring and Other Rites of Transition', allestita presso il Leonidas Kanellopoulos Cultural Centre nell'ambito del progetto 'European Eyes on Japan', con la supervisione artistica di Mikiko Kikuta e la Eu-Japan Fest Committee, che promuove lo scambio culturale fra artisti. La mostra, frutto di un viaggio a Osaka e a Elefsina dell'autore, rappresenta le connessioni e i contrasti culturali fra Grecia e Giappone, e soprattutto un terreno comune fatto di concetti universali come decadenza e rinascita. Infine, ancora in corso la mostra dell'Elefsina Photography Club intitolata 'Days with Photography in Elefsina' nella sede del Municipio e, al vecchio cinema Orfeas, la video installazione di Eva Stefani. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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