(Adnkronos) – La Corte penale internazionale contesta l'Italia sul caso di Osama Almasri Njeem, il numero uno della polizia giudiziaria libica arrestato nei giorni scorsi a Torino in esecuzione di un mandato di arresto della Cpi e rilasciato ieri sera per un cavillo. In una nota pubblicata sul suo sito, la Corte fa sapere che "senza preavviso o consultazione con la Corte, Alamsri è stato rilasciato e riportato in Libia". "La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi che sono stati compiuti", si sottolinea nella nota, nella quale si ricorda "il dovere di tutti gli Stati parte di cooperare pienamente con la Cpi nelle sue indagini e azioni penali". Nel comunicato, diffuso dalla Corte con sede all'Aja, si ricorda che Almasri, "che sarebbe stato responsabile delle strutture carcerarie di Tripoli, dove migliaia di persone sono state detenute per periodi prolungati, è sospettato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidi, torture, stupri e violenze sessuali, presumibilmente commessi in Libia dal febbraio 2015 in poi". I crimini, contestati nel mandato di arresto, emesso dalla camera preliminare della Cpi, "sono stati commessi da lui in persona, ordinati da lui e con l'assistenza dei membri delle Forze speciali di deterrenza, nota anche come Rada" e sono avvenuti nella prigione di Mitiga contro persone "imprigionate per ragioni religiose, per la loro presunta contrarietà all'ideologia religiosa della Rada (ad esempio, sospettati di "comportamento immorale" e omosessualità), per il loro presunto sostegno o affiliazione agli altri gruppi armati, a scopo di coercizione, o per una combinazione di questi motivi". Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi risponderà sul caso Almasri, domani nel corso del question time già previsto al Senato, mentre per la prossima settimana è attesa un'informativa. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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