(Adnkronos) – "Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione”. Lo ha detto l’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora pm a Roma, sentito come testimone nel processo che vede imputato il sottosegretario Andrea Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Basentini è colui che ha redatto l'ordine di servizio interno che limitava la diffusione di certe informazioni. “La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio – ha spiegato in aula rispondendo alle domande delle parti – era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico ‘Calliope’ del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa". Basentini, dunque, conferma che la "limitata divulgazione" era rivolta al personale interno. Come ha spiegato poco dopo: "L’obiettivo – ha aggiunto – era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto’’. Basentini ha sottolineato inoltre nel corso della sua testimonianza che "le note del Nic sui detenuti al 41bis erano indirizzate al capo del dipartimento. Il Nic è stato sempre puntuale, corretto e preciso”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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