Assunta Legnante è una Campionessa Paralimpica, di “Getto del peso” e “Lancio del disco”. Da Atleta paralimpica, ha vinto una decina di medaglie d’Oro (tra Europei, Mondiali e Paralimpiadi), due Argenti (Paralimpiade di Tokyo) e un Bronzo (Mondiali di Parigi). Soprannominata “cannoncino”, per la potenza del suo braccio. La potenza del suo braccio è formidabile, una forza della natura. Con il suo braccio potrebbe gettare quel peso o lanciare quel disco, più veloce della luce, e a migliaia di km di distanza. Non ha solo un braccio potente, ma mentre rotea per il lancio, a tutti noi, sembra una farfalla o una libellula che danza. Anche Assunta, è stata una delle Eroine dell’epocale Paralimpiade, di Tokyo 2020/2021.
Noi abbiamo voluto conoscerla meglio, e l’abbiamo contattata telefonicamente.
Qual è stata la tua medagli più bella, e perché?
«La mia prima Paralimpiade, in questa nuova Vita da non Vedente, è stata quella di Londra 2012. La più bella è quella che, deve ancora arrivare.
La più emozionante, è stata proprio, quella vinta a Londra, perché arrivata in un mio momento difficile, quando sono diventata del tutto non vedente. Ho avuto questa possibilità di partecipare alle Paralimpiadi, e per me è stata la più emozionante»
Nel 2012, mi hai detto che sei diventata non vedente. Come mai? Cosa è successo?
«Sono nata con un problema congenito, quindi dalla nascita, che si chiama Glaucoma (come quello di Edgar Davids, l’ex calciatore di Milan e Juventus), una problematica che dà problemi, alla pressione oculare. Ho sempre vissuto, una vita normale, sino a quando, la mia vista non si è spenta del tutto. Nonostante, fossi sempre, sotto controllo con medicinali e visite mediche, gli occhi poi, si sono spento totalmente».
Quindi, la perdita della vista è arrivata in modo graduale?
«Si, ma ad un certo punto, tra il 2011 ed il 2012, ho avuto un Iter molto veloce, spegnendosi completamente».
Quanto e com’è cambiata la tua Vita?
«La mia Vita è cambiata proprio in quel momento, quando ad aprile 2012, mi è stato detto che, i miei nervi ottici si erano atrofizzati e non avrei più visto. Da quel momento, è cambiato tutto. Perché da persona completamente autonoma, visto che, ho incominciato a fare sport, sin da piccola. Lo Sport è stato il mio lavoro, per tanti anni. Ho partecipato, in passato ad una Olimpiade, quella di Pechino 2008. Da quel momento in poi, ti rendi conto, che non sei più autonoma al 100% ed in qualcosa, hai bisogno degli altri. Questo, inizialmente, mi aveva dato molto fastidio. Dopo però, mi sono detta “Perché mollare?”. Mi è stata data la possibilità, di continuare a fare sport, ed io presi la palla al balzo».
A livello sportivo, cosa è cambiato maggiormente, nel gareggiare?
«L’unica cosa che è cambiata, come dicevo prima, è che non sei più autonoma, anche nel gesto sportivo. Hai bisogno di una guida che ti porta in pedana, e che ti posiziona in modo giusto; poi dell’allenatore che ti porta in palestra ad allenarti, ecc. Queste, sono le cose che sono cambiate, ma il gesto e gli allenamenti, sono sempre quelli. Da questo punto di vista, alla fine, il cambiamento di Vita è stato molto facile».
Hai sempre fatto, solo “Getto del peso” e “Lancio del disco” o hai fatto anche, qualche altra disciplina?
«Quando ci vedevo, ho sempre fatto quello e alcune volte, mi divertivo con il giavellotto. Invece, da quando non vedo, alle gare sempre e solo: peso e disco»
A quante medaglie, sei arrivata?
«Oddio no, non farmele contare. Ti dico solo, che l’anno scorso, ho vinto il quinto Mondiale consecutivo».
Cosa ti ha insegnato la tua condizione? E c’è un messaggio che vorresti trasmettere?
«Mi ha insegnato, a fidarmi più degli altri perché, quando sei obbligato, ad affidarti in qualcosa dagli altri, c’è bisogno che tu ti fidi degli altri. Quindi, fidarti a dare la responsabilità ad un Tecnico, un Allenatore, o semplicemente un’Amica per accompagnarti a fare la spesa, già questo mi ha insegnato molto. Mentre, prima forse mi fidavo meno degli altri».
(Assunta Legnante linguaccia (Foto F.I.S.P.E.S.)
Sinceramente, io non voglio mai trasmettere nessun messaggio, a me piace, non essere un esempio, ma essere uno stimolo per gli altri, perché atleti come me, ce ne sono tanti che possono insegnare. Ecco, invece, se c’è un ragazzo a scuola con difficoltà, e può prendere la mia storia, come uno stimolo per avviarsi allo sport, o superare una difficoltà… Ecco questo, mi fa piacere».
E ora, ci stiamo preparando per le Paralimpiadi di Parigi 2024?
«Non è ancora ufficiale la mia presenza, ma si, ci stiamo preparando per l’appuntamento più importante a fine agosto. Aspettiamo le convocazioni della Nazionale, verso maggio giugno dopo il mondiale in Giappone, alla quale io non devo partecipare»
Daniele Cardia
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