Violento, feroce, massacrante: Novak Djokovic frantuma in un’ora e quaranta le speranze di Jannik Sinner, conquistando le ATP Finals di Torino e cementando il suo primato assoluto nel ranking. 2 set senza storia, travolgenti, del serbo. Un 6-3, 6-3 che fa quasi male pensando a quello che è stato pochi giorni fa e a quello che sarebbe potuto essere. Per un cammino strepitoso, per una crescita che in questi mesi è stata eccezionale, permettendogli di arrivare con grande merito a queste Finals.
Il primo set presenta subito i sintomi di una partita ben diversa da quella di martedì nel round robin. Sinner appare contratto sin dalle prime battute e la prima svolta del match arriva relativamente presto. L’Azzurro comincia bene il 4° game ma sul 40-15 si fa raggiungere da Djokovic che conquista la prima palla break della partita, portando il punteggio sul 4-1 che indirizza il set, con appena 9 punti di Sinner fino al termine del parziale, chiuso poi sul 6-3.
La ferocia del serbo sembra paralizzare Sinner anche in avvio di secondo set, che infatti si apre nel peggior modo possibile: break al 1° game di Djokovic senza concedere neanche un punto all’avversario. Pala Alpitour ammutolito e Sinner disorientato dall’avvio straripante del serbo. L’1-0 diventa 2-0 e rischia diventare 3-0, se non fosse per la tenacia dell’Azzurro che nel picco della crisi annulla 3 palle break.
Al 6° Sinner flirta col pareggio sul servizio di Djokovic, sciupando però le sue due prime occasioni nell’intero match. Nell’interminabile e meraviglioso gioco successivo annulla altre due palle break riuscendo a prolungare la sopravvivenza in un set complicatissimo, che però si porta subito sul 5-3 e infine sul 6-3, con il break del serbo all’ultimo game che conferma la sua supremazia in una finale mai realmente in discussione.
Il divario dell’ultimo atto è stato netto, quasi schiacciante. Ma la gara di martedì scorso insegna che il passo per diventare grande, anzi grandissimo, è breve, lasciando in dote la sensazione che per il passaggio del testimone sia davvero questione di poche curve.
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