(Adnkronos) – “Ho ammazzato la mia fidanzata" Giulia Cecchettin. E' quanto ha detto oggi Filippo Turetta confessando ai poliziotti tedeschi l’omicidio della ex. "Ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello alla gola, ma non ho avuto il coraggio di farla finita”. Nell’auto usata dal 22enne per disfarsi della ragazza e per percorrere mille chilometri fino in Germania gli agenti hanno trovato e sequestrato un coltello che ora dovrà essere analizzato per capire se è quello usato contro la studentessa. Con il rapido sì della giustizia tedesca della consegna all’Italia di Turetta, arrestato su mandato di arresto europeo, la macchina pubblica per riportarlo in Italia accelera. Da quanto si apprende, il ministero della Giustizia chiederà a stretto giro a quello dell’Interno di mettere a disposizione del personale per 'scortarlo in Italia' con un volo di linea. Filippo aveva i vestiti con evidenti tracce di sangue quando è stato fermato dai poliziotti tedeschi. È uno dei particolari che emerge a poche ore dal sì alla consegna all’Italia deciso dai giudici in Germania. Inoltre, da quanto si apprende, il giovane aveva ferite alle mani e alle caviglie – da accertare il modo in cui se le è provocate – quando è stato fermato dagli agenti. "Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare…forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Secondo noi, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione". In un'intervista al Corriere della Sera i genitori di Filippo Turetta, papà Nicola e mamma Elisabetta, non si danno pace. “Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato” aggiunge il papà, l’unico tra i due che riesce davvero a parlare. “Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Pensiamo in continuazione a lei. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato” aggiunge il padre del 22enne. Quando è stato fermato “secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano”. In attesa dell’udienza per decidere sulla consegna, “Non ci hanno fatto ancora parlare con lui. Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania. Resta nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori”. Ad aspettarli a casa c’è un altro figlio. “Non è facile, soffre molto. Ieri sera era a tavola e ha sentito al telegiornale che ‘il killer’ era stato fermato in Germania. È dura sentir parlare così di un fratello. Filippo in casa non è mai stato un ragazzo violento. Siamo tutti sgomenti” conclude Nicola Turetta. Rose bianche, una stella di Natale, i fiori del Comune di Fossó e alcuni biglietti sono stati lasciati – da amici e semplici concittadini – sul marciapiede nella zona industriale del comune veneziano per ricordare Giulia Cecchettin nel luogo in cui ha inutilmente tentato di scappare dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato in Germania con l’accusa di omicidio volontario e sequestro di persona. “Sii il sole che scalda, sii il vento che soffia, l’acqua che scorre, la terra che dá vita. Sii qualunque cosa tu voglia essere, sei libera ora. Ciao Giulia, tu sei tutte noi” è la frase scritta su un cartoncino lasciato da Marta, a un passo da dove la studentessa 22enne, spinta alle spalle, ha battuto la testa sull’asfalto ed è rimasta immobile. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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