(Adnkronos) – L’attenzione di Gilead Sciences verso l’Hiv e l’Aids e l’impegno a combatterli "sono nati nel 1987, quando di Aids si moriva per le strade di San Francisco. Di conseguenza, il nostro impegno per combattere e sconfiggere questa epidemia nasce molti anni fa. Abbiamo trasformato questa infezione da malattia mortale ad infezione cronica, grazie a terapie che stavano in un'unica piccola pillola, quando invece in precedenza se ne dovevano assumere almeno 30 al giorno. Questa è stata la prima grande trasformazione". Lo ha detto Gemma Saccomanni, Senior Director Public Affairs di Gilead Sciences in occasione dell’evento 'Hiv. Parliamone ancora!', momento di confronto e condivisione per parlare di aderenza terapeutica, U=U e resistenze promosso da Gilead Sciences in occasione del Congresso Icar. "Nel frattempo abbiamo predisposto nuove terapie, che permettono al paziente di vivere una vita equiparabile a quella di una persona sana – aggiunge Saccomanni – Inoltre, sono in arrivo nuove formulazioni di farmaci che vanno sempre più verso un diradamento dell'assunzione, ovvero formulazioni che possono essere assunte solo due volte all'anno, anche se per noi l'obiettivo finale resta e resterà comunque la cura". I "progressi scientifici raggiunti finora devono andare di pari passo con il progresso nella riduzione dello stigma nei confronti di questa malattia – sottolinea Saccomanni – Serve conoscenza, perché purtroppo di Hiv non si parla abbastanza in Italia, ma addirittura i pazienti non sono abbastanza loquaci con i propri medici, non chiedono abbastanza informazioni rispetto alla loro salute e, per esempio, rispetto alla resistenza che possono sviluppare nei confronti dei farmaci e in merito agli altri effetti collaterali che magari stanno vivendo con le terapie. 'Hiv. Ne parliamo' è una campagna che vuole promuovere questo dialogo, per far sì che ogni paziente si senta in grado di controllare la propria salute, di porre le domande giuste nei confronti del proprio medico e capire se la terapia che sta seguendo è quella che fa per voi". Oggi, "grazie alle nuove terapie, la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata. Anzi, una persona che vive con Hiv oggi ha una qualità di vita comparabile a quella di una persona che non ha questa infezione. Chiaramente si parla comunque di una patologia cronica. Spesso, soprattutto i ragazzi più giovani, sottovalutano il pericolo di contrarre l’Hiv ed è per questa ragione che, ancora oggi, ogni anno in Italia abbiamo circa 2000 nuove diagnosi" conclude. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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