(Adnkronos) – Carlo D’Orta, romano, da oltre 10 anni è artista fotografo. I soggetti delle sue fotografie sono le architetture e la danza, nelle quali cerca immagini di astrazione geometrica, di astrazione informale o caratterizzate da una visione che richiama la pittura futurista e surrealista. Non sono foto usuali quelle di Carlo D’Orta, artista conosciuto ad alti livelli e con mostre e gallerie in Italia e all’estero. Nelle sue opere usa la macchina fotografica come un pennello: non per documentare o fare cronaca, ma per estrarre dalla realtà immagini pittoriche che esistono davvero, ma che spesso non sappiamo vedere. La sua idea nasce dalla passione per la fotografia unita alla partecipazione a corsi liberi di pittura alla Rome University of Fine Arts e al master in fotografia allo IED di Milano. La sua visione fotografica subisce così profonda evoluzione: dall’iniziale approccio documentario passa a scatti di ispirazione astratta o con visione metafisico/surrealista propria degli artisti del Novecento. I filoni principali dell’arte di Carlo D’Orta sono raccolti in più serie tematiche. «La serie “Vibrazioni” è dedicata ai riflessi spesso deformati prodotti dalle vetrate dei grattacieli – racconta l’artista fotografo Carlo D’Orta –. Se osservati attentamente, questi riflessi appaiono a volte come quadri di astrattismo informale, o creano immagini che richiamano la pittura futurista e impressionista. Nei panorami architettonici delle serie “Biocities” e “Geometrie Still Life”, invece, cerco immagini di astrazione geometrica che richiamano l’arte di Mondrian, Rothko, Malevic, El Lissitzky, attraverso lo schiacciamento della prospettiva o concentrando l’obiettivo su particolari visuali. C’è poi la serie “Paesaggi Surreali”, che cerca immagini deformate delle architetture e del paesaggio circostante nei riflessi su cofani di automobili e su superfici metalliche, ricordando la pittura surrealista del ‘900». La serie “(S)Composizioni/Metafora della Vita”, invece, è fatta di installazioni fotografia+scultura, nelle quali la scultura (realizzata in vetro da vetrai di Murano e in acciaio dipinto dall’amico pittore Andrea Ciresola) scompone la foto in pezzi e li riassembla in modo diverso. Spiega l’artista D’Orta: «L’ho intitolata “Metafora della Vita”, perché i grandi psicologi Freud e Jung ci hanno spiegato che la nostra personalità si evolve ricombinando continuamente gli stessi mattoncini della nostra mente». Ma non solo architettura: la serie “Liquidance” racconta la danza con uno sguardo diverso, fotografando le ombre dei danzatori proiettate dalle luci di scena sul pavimento o sulle pareti dei teatri di danza. Oppure cogliendo le figure danzanti in modo volutamente mosso, per accentuare il senso del movimento.
Prospettive particolari, quindi, punti di vista inconsueti, angoli e scorci visuali scattati da lontano. Immagini reali, ma effimere perché cambiano secondo la posizione da cui si osservano, l’orario, il giorno e le condizioni atmosferiche. Ogni opera di Carlo D’Orta coglie l’attimo, ed è unica e non replicabile, stampata in tiratura limitata. «Ho realizzato un archivio personale delle mie opere, molto meticoloso: ogni stampa è accompagnata da un certificato di garanzia e un codice identificativo univoco che la rende distinguibile. Per ogni fotografia d’arte stampo solo 3 copie, tranne alcune fotografie (circa una su 100) per le quali vengono realizzate tirature più ampie (30 stampe) per venderle a prezzi ridotti, in particolare per eventi benefici in cui devolvo totalmente il ricavato». Con le sue foto artistiche Carlo D’Orta ci spinge verso l’astrazione e svela sottili e inaspettate linee di continuità con la realtà. Finalista e selezionato in numerosi premi nazionali e internazionali, ha esposto in mostre personali presso musei, istituzioni pubbliche, gallerie private e fiere d’arte in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e altri Paesi. Il suo ArtStudio/Gallery è a Roma, nel quartiere Trieste.
CONTATTI: https://www.carlodortaarte.it/it/
—immediapresswebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Commenta per primo