(Adnkronos) – Nella terapia della granulomatosi eosinofilica con poliangioite (Egpa) "oggi abbiamo a disposizione farmaci biotecnologici che ci permettono di controllare la malattia e ridurre in maniera significativa la dose di cortisone e quindi il danno da accumulo di farmaco. Agli immunosoppressori classici si sono aggiunti due anticorpi monoclonali che vengono utilizzati in maniera specifica: mepolizumab, scoperta abbastanza recente, che è un anti-interleuchina 5, e rituximab che blocca i linfociti B. Con questi farmaci si può avere una remissione, quindi una vita normale, in oltre il 90% dei casi. La prescrizione di questi farmaci è riservata ai centri specializzati, a garanzia della qualità delle cure e del controllo della spesa. Nel Lazio sono autorizzati alla prescrizione i grandi centri universitari". Lo spiega Roberto Giacomelli, professore ordinario di Reumatologia e direttore Uoc Immunoreumatologia presso il Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, all'Adnkronos in occasione di un evento formativo, promosso da Gsk, che si è tenuto a Firenze in questi giorni. La ricerca sulla Egpa, sottolinea, "è molto limitata" dal fatto che si tratta di una "malattia rara che colpisce 2-5 persone per milione di abitanti, quindi stimiamo 30-40 nuovi casi l'anno in Italia. Tra le vasculiti è infatti tra le più rare e quindi la ricerca procede più lentamente rispetto a malattie più diffuse. Quello che noi sappiamo di questa malattia è che" una cellula immunitaria, "l'eosinofilo che generalmente ci difende da infezioni parassitarie – illustra Giacomelli – in questi malati ha un ruolo aggressivo per meccanismi che non conosciamo, probabilmente una predisposizione genetica, si infiltra nei tessuti e li distrugge. La ricerca è su sistemi in grado di bloccare questo aspetto. Nella limitata conoscenza dei meccanismi patogenetici", cioè all'origine dell'Egpa, "negli ultimi vent'anni sono state prodotte molecole, note come anticorpi monoclonali, che ci permettono di limitarne l'attività e l'aggressività degli eosinofili". Il problema è che "la malattia – precisa lo specialista – ha un lungo periodo in cui si manifesta con asma e poliposi nasale, e solo quando gli eosinofili infiltrano fegato, cuore, reni, polmone e cervello e sistema nervoso periferico appare nel suo complesso. Generalmente la diagnosi è intorno ai 40 anni, quando è già complessa". Per "circa 10 anni", quindi, il paziente si trova a consultare vari medici, in base alle manifestazioni della patologia. "Gli specialisti che possono vedere una malattia con un esordio atipico o le diverse manifestazioni cliniche sono i più vari", chiarisce il reumatologo osservando che, dopo la diagnosi, "è necessario che il paziente sia seguito da un team multidisciplinare, ma serve anche una figura di coordinamento che in questo caso – conclude – è il reumatologo". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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