(Adnkronos) – "Il mieloma multiplo è un tumore del midollo osseo, più specificatamente dei linfociti e delle plasmacellule. Ha un'incidenza stimata in Italia leggermente inferiore alle 6mila nuove diagnosi all'anno, delle quali circa un terzo sono poste casualmente, in assenza di qualsiasi sintomo. Nei pazienti con sintomatologia, la più frequente è riconducibile alla patologia scheletrica, che al momento della diagnosi interessa circa 2 terzi dei pazienti". Lo ha detto Michele Cavo, direttore dell'Istituto di ematologia 'L. A. Seràgnoli', Irccs S. Orsola-Malpighi, e professore di Ematologia all'Università degli Studi di Bologna, in occasione della conferenza stampa dedicata all'annuncio del via libera di Aifa alla rimborsabilità di selinexor, inibitore orale selettivo della proteina Xpo1, in associazione a bortezomib e desametasone per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo sottoposti ad almeno una terapia precedente. In passato il mieloma multiplo era una neoplasia con "una sopravvivenza media di circa 3 anni", ma nell'arco degli "ultimi vent'anni" la sopravvivenza "è di gran lunga aumentata. Questo è stato possibile – spiega Cavo – grazie alla disponibilità di nuove classi di farmaci, non chemioterapici, ma biologici. Le classi di farmaci maggiormente utilizzate sono gli inibitori del proteasoma, gli immunomodulanti e gli anticorpi monoclonali. A ciascuna classe possono poi appartenere farmaci diversi che hanno un differente profilo di tossicità e, talora, hanno anche una differente efficacia rispetto al farmaco che li ha preceduti". La terapia del mieloma "si è avvalsa della combinazione di questa classe di farmaci, che spesso hanno meccanismi d'azione sinergici tra di loro. E questo spiega perché i risultati siano stati così significativi in termini di miglioramento delle risposte alla terapia e di prolungamento della sopravvivenza – aggiunge l'esperto – Oggi parliamo di selinexor, un inibitore orale, una proteina di trasporto dal nucleo al citoplasma di altre proteine ed è il primo appartenente ad una nuova classe di farmaci. Quindi tagliamo un traguardo estremamente importante in una malattia contrassegnata da fasi sequenziali di risposta, di ricaduta e di progressione, con acquisizione di una resistenza ai farmaci ai quali il paziente è stato precedentemente esposto". "Disporre di una nuova classe di farmaci con un meccanismo di azione differente da quello delle altre classi rappresenta ovviamente per i pazienti con questa neoplasia una grande opportunità terapeutica, perché amplia ulteriormente quello che è già ad oggi un ventaglio abbastanza variegato di opzioni terapeutiche", conclude Cavo. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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