Il Gioco del Desiderio: Massimo Recalcati a Cagliari con l’Anteprima Autunnale del LEI Festival

Massimo Recalcati, all'anteprima Autunnale LEI Festival 2024, Teatro Doglio (Foto Fabrizio Viola)

La sera del 5 ottobre al Teatro del Palazzo Doglio di Cagliari si è tenuto un evento speciale intitolato “Il gioco del desiderio”, che ha segnato il ritorno in città del professor Massimo Recalcati. Invitato dal LEI Festival per un appuntamento “extra”, il celebre psicoanalista ha conquistato il pubblico, registrando il tutto esaurito, con una riflessione profonda e coinvolgente sul tema del desiderio.

La descrizione del desiderio, si è allontanata dalla concezione classica, dove l’uomo, come nella visione di Platone, è il cavaliere che guida il cavallo, che rappresenta il desiderio. Al contrario, con la psicoanalisi freudiana, emerge l’immagine di un cavallo che cavalca l’uomo, dimostrando quanto il desiderio possa trascinarci e sconvolgerci. È un “gioco che ci gioca”, dove siamo più portati che portatori, condotti dal desiderio verso direzioni spesso sconosciute, impossibili da pianificare razionalmente.

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Prof. Massimo Recalcati al Teatro Doglio (foto Fabrizio Viola).

Una delle immagini più potenti evocate da Recalcati è quella degli schiavi messaggeri, che nella leggenda si dice portassero sulla nuca rasata, dei messaggi incapaci di leggere: così siamo noi, inconsapevoli del copione inconscio che orienta le nostre vite. È il desiderio che decide per noi, una forza autonoma che agisce nell’ombra, al di là del controllo della ragione. Proprio questa natura imperscrutabile del desiderio spiega, perché falliscono le agenzie matrimoniali e le moderne piattaforme di incontri. Il desiderio, si nutre di imprevisto e casualità, elementi che nessuna programmazione può prevedere o gestire. L’esempio ironico portato del paziente che si apposta in un supermercato sperando di provocare incontri “accidentali” con il carrello, senza successo: <<dottore non è lei>> è diventato uno spunto divertente per riflettere sul fatto che non possiamo programmare né predire l’incontro del desiderio. E qui Recalcati ha citato “L’ultimo Tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci, film in cui l’incontro casuale tra i protagonisti Marlon Brando e Maria Schneider, si trasforma in una relazione erotico amorosa passionale <<trasformeremo il caso in destino>>, ecco “quando c’è un incontro tra desideri che si realizza, il caso, il puro caso dell’incontro, aspira, tende a trasformarsi, a convertirsi in un destino. Per questo gli amanti, degni di questo nome, sono tutti orientati dal “per sempre, sarà per sempre”,  ripetendo infinitamente e per sempre il tempo del primo incontro; il terzo, il quarto bacio, non sono degradazioni, ma ripetono la forza, la potenza, la straordinarietà del primo bacio.”

La conferenza ha toccato anche un punto chiave della teoria psicoanalitica: il ruolo del desiderio inconscio. Non sempre siamo in contatto con ciò che davvero vogliamo, anzi, spesso lo rimuoviamo, incapaci di ascoltarne i segnali più autentici. Ed è qui che, con il suo tono ironico e arguto, lo psicanalista ha introdotto uno strumento affascinante per scoprire a volte ciò che davvero desideriamo: attraverso il lapsus. Prima di Freud, ha spiegato, il lapsus non aveva significato, era considerato un semplice errore. Ma la psicoanalisi ci insegna che i lapsus sono finestre attraverso cui l’inconscio si rivela, manifestando desideri nascosti, pensieri repressi.

Il Professore milanese continua approfondendo ulteriormente il tema del desiderio, esplorando con attenzione il copione isterico e il copione ossessivo, che tendono a caratterizzare rispettivamente il desiderio femminile e quello maschile, pur senza essere strettamente legati ai generi. Nel tormento che caratterizza il “desiderio isterico”, l’isterica, per esempio, è perennemente insoddisfatta, poiché il suo desiderio si spegne nel momento in cui ottiene l’oggetto che desiderava. Questo paradosso alimenta una continua ricerca di novità <<non ho niente da mettermi>>: l’oggetto ideale è sempre quello che non si possiede ancora. Quando lo si ottiene, crolla l’idealizzazione, e si ripete il ciclo dell’insoddisfazione. Questo schema si riflette nella vita quotidiana, ma anche nelle relazioni amorose, dove l’isterica si ritrae proprio mentre si dà, testando così il desiderio dell’altro.

In opposizione al copione isterico, vi è quello ossessivo, che invece si fonda sulla paura di perdere l’essere. L’ossessivo, anziché abbandonarsi al desiderio, lo controlla, lo limita, preferendo mantenere il possesso dei propri averi – materiali e simbolici – piuttosto che rischiare di perderli. L’ossessivo duplica oggetti e persone, come una strategia per proteggersi dalle incertezze dell’amore. Attraverso il racconto di casi clinici, Recalcati ha illustrato come l’ossessivo costruisca attorno a sé un universo ordinato, privo di sorprese, dove il desiderio viene confinato in una routine prevedibile e controllata. L’ossessivo vive trattenendo: affetti, emozioni, persino il corpo. La sua vita è un continuo blocco, una pietrificazione interiore che lo isola dal flusso naturale dell’esistenza.

Così un ultimo caso clinico portato come esempio: una relazione fallita, un uomo sviluppa un’ossessione per il nuoto, rifugiandosi nella piscina, dove il mondo è controllabile, sicuro. La sua passione per il mare, invece, è stata distrutta da un attacco di panico in acque aperte. Il mare è troppo imprevedibile, profondo, buio. Non riesce più a nuotare lì perché il mare rappresenta la donna, il simbolo della libertà, dell’incertezza, del non controllabile e del mistero. Al contrario, la piscina diventa il suo rifugio ossessivo: un rettangolo bianco e azzurro, dove va “su e giu”, un luogo dove tutto è contenuto e regolato.

Il trauma di quest’uomo affonda nell’infanzia. Ricorda una passeggiata sul bagnasciuga con sua madre, travolti da un’onda che li separa. La mano materna si stacca, e in quel momento emerge la verità: la madre non è solo madre, ma anche donna, con i suoi desideri, la sua libertà. Quel distacco diventa simbolo di un pericolo di morte per lui, e segna per sempre la sua psiche. Così, l’ossessivo, terrorizzato dalla libertà e dal desiderio che il mare (la donna) rappresenta, cerca di mettere tutto dentro una “scatola”:  vuole distruggere quel mare del desiderio o lo costringe nelle mura fredde e sicure della piscina.

Questa dinamica riflette il profondo conflitto dell’ossessivo: il bisogno di controllare il mare della vita, della donna, della creazione. Ma il mare non si lascia contenere, non si lascia ingabbiare e “le donne sono il simbolo della libertà, sono il simbolo del mare”.

Informazioni su Fabrizio Viola 12 Articoli
Fabrizio Viola, giurista, con una pratica d'avvocato, amante dello scrivere, esperto in comunicazione e informazione digitale (ai sensi degli artt. 4,7 e 8, della legge 14 gennaio 2013, n.4). Arricchisce il suo percorso formativo con due master universitari: un master di primo livello in Management politico presso il Sole24Ore e un master di secondo livello in Comunicazione e marketing politico e istituzionale presso la Luiss School of Government di Roma. Sempre con la Luiss Guido Carli frequenta un corso di alta specializzazione in NFT & Smart Contract programming.

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