Una scoppiettante “black comedy”: “Il Malloppo” di Joe Orton, quello che è stato portato in scena, da mercoledì 28 febbraio fino a domenica 3 marzo al Teatro Massimo di Cagliari.
Un cast teatrale di primordine, con la formidabile Marina Massironi (l’infermiera Kay, una vedova nera). In certe sue battute, ci ricorda l’indimenticabile tormentone di “Mai dire Gol”, con il suo rrabbrividiamo (nello sketch dei Bulgari, con Aldo, Giovanni e Giacomo).
Marina Massironi (Foto Ufficio Stampa)
Nel cast anche Gianfelice Imparato, Truscott: l’ Ispettore di polizia incorruttibile (o quasi)
Un ingenuo e addolorato vedovo McLeavy , interpretato da Valerio Santoro
Risate a più non posso, per chi piace questo humor inglese, che si aggira intorno alla morte. Incentrato su un furto in banca e sul tentativo dei ladri di trovare un nascondiglio per il bottino, proprio mentre in casa di uno di loro sono in corso gli ultimi preparativi per il funerale della madre defunta. Ma affronta con ironia, questioni importanti come l’amore e la famiglia, la legge e la giustizia, la morale e la religione, perfino la morte, con umorismo graffiante mettendo in risalto le contraddizioni e l’ipocrisia della società: la visione cinica e disincantata di Hal e Dennis (Giuseppe Brunetti e Davide Cirri,) giovani e inesperti criminali che sognano di fare la bella vita fa pendant con l’intraprendenza della spregiudicata Kay, l’infermiera che offre conforto e consolazione al vedovo, il morigerato e conformista (padre di Hal) e si accinge a prendere il posto della moglie scomparsa. Tra conversazioni rivelatrici emergono i dettagli del colpo e le intricate relazioni tra i personaggi, mentre fa la sua comparsa Truscott, un poliziotto, nei panni di un dipendente dell’Azienda Idrica del Comune, le cui indagini porteranno alla luce nuovi indizi e antichi segreti, in un susseguirsi di situazioni tragicomiche e coups de théâtre, culminanti in un finale a sorpresa.
“Il Malloppo” propone uno spietato affresco di varia umanità, tra vizi e debolezze e (rare) virtù: la vicenda apparentemente ruota intorno all’esigenza pratica di mettere al sicuro il denaro rubato, evitando di suscitare i sospetti delle forze dell’ordine ma la (in)felice coincidenza con le imminenti esequie mette Hal di fronte a un dilemma, che nell’urgenza egli risolve con fin troppa disinvoltura. Tra ironia e satira Joe Orton indaga nei labirinti della mente e del cuore, sottolineando il conflitto generazionale oltre alle complicazioni erotico-sentimentali di una gioventù disinibita e aperta alle trasgressioni, a fronte di un più rigoroso codice etico e comportamentale rappresentato qui dal maturo McLeavy, il quale peraltro proprio davanti alla bara della consorte sembra lasciarsi travolgere, se non proprio sedurre, forse più sconcertato e intimidito che realmente partecipe, dalle avances dell’infermiera. E Kay a sua volta rappresenta un enigma, una donna della classe lavoratrice, creatura presumibilmente affidabile e pragmatica ma dal misterioso passato, un’abile e fin troppo competente infermiera che ha già seppellito ben sette mariti, ma sembra ansiosa di convolare a nuove nozze: un “caso” adatto alle brillanti capacità investigative di Truscott, figura bonaria ma temibile, incarnazione dell’autorità ma anche della brutalità della polizia, dotato di astuzia e dell’imperturbabilità propria della sua professione, ma le cui regole riflettono i paradossi di un mondo alla rovescia, in cui è difficile distinguere il confine tra il bene e il male.
I personaggi, tutti molto fanatici, dall’estremismo criminale dei giovani all’atteggiamento reazionario degli adulti, danno vita a uno scontro tra generazioni senza esclusione di colpi; decisamente attuale se confrontiamo la vicenda con la realtà dei nostri giorni. Il rituale della celebrazione funebre e del matrimonio, il fideismo religioso, la legalità e la giustizia vengono spogliati del loro significato profondo per lasciare spazio ai desideri morbosi che le convenzioni borghesi vogliono reprimere e tenere nascosti.
Non si tratta di una commedia tutta da ridere, ma è un inquietante commedia, nel quale dice il giovane Hal che sistema il corpo della madre in un armadio, per poi nascondere i soldi rubati nella bara della defunta. Orton, con il suo humor sottile e corrosivo, ci spinge a mostrare lo scandalo dei “fantasmi nascosti negli armadi”.
Una commedia che tocca nodi cruciali del passato e del presente e che porta a interrogarsi sul concetto di giustizia, sul rapporto con il potere e sul significato oltre che sull’importanza della verità.
Daniele Cardia
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