(Adnkronos) – “Questa giornata è una bellissima tappa di un lungo viaggio alla scoperta del pesto. Siamo sempre proiettati sul futuro, senza mai dimenticare di puntare uno sguardo anche alle nostre origini, unendo le nostre radici con le nostre prospettive”. Così, Matteo Gori, presidente della categoria sughi Barilla, in occasione della celebrazione dei 30 anni del Pesto Barilla da parte del Gruppo, che dal 1994 è un prodotto a marchio Barilla. Qui, tra i campi di basilico, svetta lo stabilimento Sughi Barilla di Rubbiano – Parma – il più grande e sostenibile d’Europa, in cui negli ultimi 10 anni sono stati investiti più di 150milioni di euro. Cresciuta nel tempo la produzione oggi dà lavoro a oltre 400 persone di cui il 51% sono donne e negli ultimi 4 anni ha assunto 110 persone a tempo indeterminato. Un polo d’eccellenza anche dal punto di vista dell’innovazione: investiti 28milioni di euro per il lancio nel 2024 della quinta linea di produzione, lunga 138 metri e in grado di produrre fino a 18mila tonnellate di sughi all’anno: “Se guardiamo alle vendite di Pesto Barilla degli ultimi dodici mesi e le confrontiamo con le vendite dell’ultimo anno prima di creare questo stabilimento, sono aumentate di 5 volte. Questo è un numero che nel nostro settore, il comparto di largo consumo e cibo confezionato, si vede molto raramente ed è eccezionale". "Per quanto riguarda, invece, la produzione e la distribuzione di pesto e sughi – continua – vi sono altri dati incredibili: il 15% di quanto prodotto rimane in Italia, mentre l’85% va all’estero. Ciò non significa in alcun modo che l’Italia non sia un Paese importante, anzi, è simbolicamente il più importante, in quanto Paese in cui nascono le nostre materie prime e i prodotti vengono testati in anteprima”. Il presidente della categoria sughi Barilla svela i segreti dei numeri registrati dallo stabilimento di Rubbiano, sintetizzabili in cinque aspetti: “Il primo, quello più importante, è il coraggio imprenditoriale: cercare di immaginare e creare cose che prima non c'erano. Dodici anni fa, infatti, qui non c'era lo stabilimento sughi, ce lo siamo immaginato, creato, costruito, sviluppato e ingrandito. Il pesto in giro per il mondo è una cosa molto più piccola e Barilla ha deciso di portarlo in tante tavole e tanti scaffali. Il secondo aspetto è l’utilizzo di una ricetta unica e inimitabile, risultato di molto impegno e miglioramento continuo, sempre partendo però da ingredienti di grande qualità, dal basilico al consorzio del parmigiano reggiano". "Successivamente – spiega – abbiamo sviluppato la tecnica e la tecnologia e ci siamo inventati la cremosità del nostro pesto, che prima non esisteva e che in qualche modo ha riscontrato l'apprezzamento di tante persone in giro per il mondo. Il terzo aspetto è il basilico, la filiera di basilico che abbiamo reso più sostenibile e completamente tracciabile: è stato inventato un disciplinare di coltivazione del basilico Barilla, che abbiamo fatto firmare ai contadini nostri partner e ciò ha permesso di rendere il nostro basilico certificato da agricoltura sostenibile, in quanto segue pratiche agricole di assoluta eccellenza”. La tecnologia 4.0 è di casa presso lo stabilimento di Rubbiano, un impianto produttivo complesso all’interno del quale vengono gestiti oltre 109 item-code necessari per la tracciabilità dei prodotti e dove una ricetta in produzione richiede la presenza di un team di lavoro di 23 persone per ogni turno. Non solo: grazie alla recente partnership con xFarm Technologies e Connecting Food, è stato annunciato la completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco Barilla utilizzato per il pesto alla genovese, per una totale tracciabilità ed efficienza, con l’obiettivo finale di mettere a disposizione del consumatore una vera carta d’identità del basilico". “Ci siamo immaginati e inventati la tracciabilità – continua Gori -attraverso la blockchain: sull’etichetta dei vasetti di pesto, infatti, sarà disponibile un QR code, che permetterà di seguire il viaggio del basilico, in quanto la nostra idea è quella di coniugare tecnologia e tradizione. Scansionando il qrcode con lo smartphone si potrà scoprire nome e cognome del contadino che ha seminato il seme di basilico, quando è stato raccolto, quando è arrivato nello stabilimento e quando è diventato un vasetto di pesto, in modo totalmente tracciato. Utilizziamo, quindi, molta tecnologia, che però ha un volto umano, in quanto la prima cosa che compare è il volto e il nome e cognome di un agricoltore che ha fornito il suo basilico per il Pesto Barilla”. “Il quarto elemento è il marchio Barilla, in quanto marchio di garanzia, di qualità certa nella produzione e nella creazione dei prodotti, mentre fuori dall'Italia è garanzia di italianità. L'ultimo aspetto sono gli interlocutori a monte e a valle di questo luogo, senza i quali non potremo fare niente: i fornitori sono importanti, così come lo sono i partner della distribuzione commerciale organizzata. Noi sul pesto stiamo cercando di creare una categoria che prima non c'era e di portarla alla piena esplosione. E in questo, ovviamente, la grande distribuzione è un partner fondamentale”, conclude Gori. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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