CAGLIARI – Nel cuore pulsante della città, negli accoglienti spazi della Mediateca del Mediterraneo (MEM), si è svolto il 22 marzo del 2024, alle ore 16, un appuntamento imperdibile per gli amanti della cultura e dell’educazione: “Cagliari per filo e per segni“, un percorso arricchito da laboratori didattici, proiezioni cinematografiche e attività creative.
L’evento è stato brillantemente moderato dalla Dott.ssa Elisabetta Randaccio (giornalista e critico cinematografico), che ha guidato i presenti in un dialogo costruttivo e coinvolgente.
L’evento è stato organizzato da un progetto di “La Pleiade”, un’associazione che quest’anno celebra il suo decennale, formata da un gruppo di insegnanti appassionati, veri custodi della storia cittadina, impegnati ad analizzare la storia di Cagliari, con particolare riguardo alle vicende, che nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento, hanno contribuito alla trasformazione della città e alla sua modernizzazione.
La collaborazione all’evento è stata altresì promossa, in sinergia con il Comune di Cagliari e all’interno della Biblioteca Comunale Generale e di Studi Sardi o Mediateca del Mediterraneo (MEM), ed è stata proprio la sua Direttrice, la Dott.ssa Francesca Desogus, che a nome del Comune, ha dato il primo ufficiale benvenuto a tutti i presenti, testimoniando il piacere, ma anche l’auspicio, che gli stessi spazi della MEM possano essere sempre frequentati da un nutrito pubblico di studenti e insegnanti così appassionati, da un’associazione come La Pleiade, capace di valorizzare nel giusto modo una realtà composita come la Mediateca del Mediterraneo: non solo una biblioteca moderna, un archivio storico di conservazione, ma anche un’entità viva e non statica, perché la memoria conserva la nostra storia e la nostra identità, ma non ricostruisce solo il passato, come prosegue la Dott.ssa Maria Tore (presidentessa dell’associazione), organizza anche l’esperienza del presente e del futuro dei nostri giovani. Dopo aver rivolto un ringraziamento particolare al Professor Serri, figura emblematica per l’associazione nonché fondatore, la Dott.ssa Maria Tore ha ricordato l’intento dell’associazione di agire come un ponte verso il passato ma anche come faro per il futuro, sperando di contribuire alla formazione di cittadini consapevoli perché profondamente radicati alla loro storia e identità.
Il programma dell’evento ha permesso di riconoscere e celebrare i contributi di numerosi membri e collaboratori, tra cui Graziella Capelli, Rosangela Russo, Bruna Pitzolu, Nuncia Russo, Stefania Russo, Emanuela Russo, Roberto Lai e Giorgio Russo e, i giovani studenti con i loro insegnanti. Hanno infatti partecipato presentando i propri lavori: la Classe prima A e prima D, dell’Istituto Comprensivo Tuveri, accompagnati dalle professoresse Stefania Sau e Gianfranca Muroni, la Scuola media Foscolo di Cagliari con la sua prima G e la prima O, accompagnati dalle insegnanti Annamaria Piano e Stefania Russo, nonché l’Istituto Comprensivo la Marmora di Monserrato, guidati dai loro insegnanti Gabriella Serri e Vittorio Sicbaldi.
Un momento saliente è stata la proiezione del docufilm “Cagliari en Marche“, con la regia di Massimo Gasole, un cortometraggio ricco di spunti sulla storia di Cagliari dal primo Ottocento fino all’inizio del Novecento, con un artificio narrativo e stilistico davvero originale e di grande impatto.
In un periodo storico segnato da profondi cambiamenti sociali e urbanistici, è stato il dottor Sergio Atzeni, giornalista, scrittore e direttore didattico Uniliber di Selargius, ad introdurre e a guidare alla scoperta di una Cagliari la cui storia affonda le sue radici nel periodo pisano, il cui cuore pulsante raccoglie l’eredità aragonese e quella spagnola, mostrandoci un affresco storico variegato, ricco e multiforme.
Atzeni racconta di in una città articolata in quattro quartieri distinti (Castello, Stampace, Marina e Villanova), un tempo divisi da mura che ne segnavano i confini e l’identità. Il XIX secolo segna per Cagliari un’epoca di profonde trasformazioni. L’arrivo dei Savoia nel 1799, in fuga da Napoleone, porta con sé uno sforzo economico notevole per la popolazione. Le tensioni esplodono nel 1812 con la cosiddetta congiura di Palabanda, mentre il ritorno dei Savoia in Piemonte non mitiga le difficoltà; il 1820 vede l’Editto delle chiudende mutare radicalmente il paesaggio agrario sardo. In un contesto come questo, la visione del Sindaco Ottone Bacaredda appare lungimirante, una Cagliari “en marche” proiettata verso il mare, un tentativo di avviare la città in una nuova direzione.
L’inaugurazione del Bastione di San Remy nel 1890, che collegava Castello al resto della città, il nuovo Municipio del 1897, la visita a Cagliari dei sovrani Umberto I e Margherita di Savoia, testimoniano gli sforzi di una città che cercava di affermarsi e trovare una sua collocazione all’interno dello scenario internazionale. Nonostante questo le ambizioni di un rinascimento economico si scontrano con la realtà: la rivolta del pane del 1906, costata la vita a due persone, è un amaro monito delle sfide che ancora la attendono.
La lettura di “Cagliari amore mio” di Cenza Thermes, e degli articoli della rivista la Meteora, datati 6 ottobre 1878, attraverso le voci di Andreina del Raso e Sergio Anrò, all’interno della MEM, hanno offerto un toccante tributo ai “Piccioccus de Crobi”, incarnazioni vivide e figure emblematiche di una Sardegna d’altri tempi. Questi giovani, emarginati e spesso orfani, incarnavano la dura realtà della povertà, in un periodo storico di grandi privazioni. Con “sa crobi” (la cesta) a portata di mano, si guadagnavano da vivere svolgendo piccoli lavori per i più benestanti, mentre la notte trovavano riparo all’aperto: “Il corbello è la sua fortuna, il suo talismano, il solo cespite di rendita, tale che si accontenta di cedere il guadagno di un’intera settimana, piuttosto che privarsi di questa sua piccolissima e meschina proprietà, che egli con religiosa cura, conserva come l’unico sacrosanto retaggio di famiglia”. La loro esistenza, segnata da fame, umorismo e rassegnazione, diviene paradossalmente oggetto di idealizzazione, tanto da essere celebrata nel carnevale locale. Descritti con indumenti semplici e spesso usati, i “Piccioccus de Crobi” rappresentano un simbolo potente dell’ingegnosità e della resilienza umana di fronte alle avversità, con il mercato come teatro quotidiano delle loro speranze e delle loro battaglie per la sopravvivenza.
L’evento “Cagliari per filo e per segni” prosegue e si chiude con la dottoressa Michela Deriu, scrittrice, giornalista, operatrice delle pari opportunità, che riesce ad appassionare il pubblico raccontando di una Grazia Deledda insolita, giunta come una straniera, da Nuoro a Cagliari, ospite al numero 65 di via San Lucifero, da Maria Manca Colombo, pioniera dell’editoria nell’isola, con la rivista “la Donna Sarda”.
La scrittrice nuorese in “Cagliari la città dell’amore” viene descritta come incantata nell’osservare il corteggiamento sotto i balconi delle case di Villanova, col suo rituale chiamato “su fastiggiu”, un corteggiamento di un amore segreto. Era il 22 ottobre del 1899, un periodo di grande trasformazione per la città di Cagliari, nella Cagliari “en marche” di Ottone Bacaredda, dove il prossimo premio Nobel per la letteratura, incontrerà e conoscerà l’uomo che le avrebbe cambiato per sempre il suo destino, nella “città dell’amore” dove “non v’è fanciulla che dal suo balcone non parli con l’innamorato”.
La narratrice di storie sarde, si recò poi a Roma, dove “… sul suo scrittoio, fece rivivere i profumi, gli amori le passioni, il silenzio, della sua amata Sardegna”.
Così, tra le righe di Grazia Deledda, la Sardegna non rimane un’isola lontana, ma diviene un universo di emozioni che, dalla punta della sua penna, raggiunge l’eternità.
Una lodevolissima iniziativa che consente di mantenere vivo e di far conoscere il ciò che è stato grazie al quale esiste il ciò che siamo. Non ho potuto essere presente ma grazie alla precisa , puntuale e a tratti emozionante narrazione del Dott. Viola ho potuto vivere ,seppur indirettamente, questa lodevole iniziativa. Complimenti
Grazie di Cuore