(Adnkronos) – "Le cura innovative sul tumore del polmone stanno incidendo in maniera significativa. Lo stanno facendo in termini di quantità di vita, ma soprattutto in termini di qualità di vita guadagnata. L'introduzione dei farmaci a bersaglio molecolare e l'introduzione dell'immunoterapia hanno cambiato in maniera radicale quello che è il nostro algoritmo di cura". Sono le parole di Silvia Novello, responsabile Oncologia medica all'Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, ordinario di Oncologia medica all'Università degli Studi di Torino e Presidente Walce (Women Against Lung Cancer in Europe), all'Adnkronos Salute, oggi a Roma, in occasione del Convegno nazionale 'Inventing for lung. Il contributo dell'innovazione per il trattamento del tumore al polmone', promosso da Msd. "Il Fondo dei farmaci innovativi è fondamentale – aggiunge l'oncologa – Tutta questa innovazione non tocca terra se questi fondi non vengono stanziati in quantità e in tempistiche utili. Non possiamo pensare che questi pazienti vivano soltanto grazie agli studi clinici che, è vero, rappresentano un ponte fra la non disponibilità del farmaco e la sua entrata in commercio, però poi bisogna offrire il passaggio successivo". Il tumore al polmone "può essere ancora purtroppo inquadrato come uno dei big killer sul territorio nazionale – illustra Novello – Registriamo ancora 44mila nuovi casi all'anno e ci sono alcuni dati preoccupanti. Il primo è sicuramente il fatto che questo tumore ha ancora uno stretto legame con il fumo di sigaretta. Il fatto che l'85% dei nostri pazienti siano stati dei forti fumatori significa che, se magicamente noi fossimo in grado di eliminare il fumo di sigaretta, improvvisamente il tumore del polmone diventerebbe una patologia rara. L'altro dato preoccupante è l'aumento fra la popolazione femminile rispetto alla popolazione maschile che vede una condizione di stabilità nel numero dei nuovi casi. E poi aumentano i giovani che si ammalano. Nonostante l'età media alla diagnosi per il tumore del polmone continui ad essere intorno ai 69 anni, è indubbio che questa patologia stia aumentando anche i soggetti decisamente più giovani". Pensando alla prevenzione, "finalmente, da un anno e mezzo circa – sottolinea Novello – è attiva una rete ministeriale, la Risp", Rete italiana screening polmonare, "che vede 18 centri aperti sul territorio nazionale in cui soggetti fumatori o ex fumatori in età compresa tra i 50 e i 50 anni" sono stati coinvolti "per la prevenzione secondaria. I fumatori che hanno un'età di 55-75 anni ricevono una Tac spirale, che è dimostrato essere un esame in grado di abbattere la mortalità per questa patologia, ma la ricevono unitamente a una prevenzione primaria. Per la prima volta – conclude – prevenzione secondaria e tutto quello che è il counseling contro il fumo viaggiano insieme, in un programma di prevenzione". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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