Ucraina, oggi a Riad colloqui Usa-Russia: le ‘prove’ verso Trump-Putin

(Adnkronos) – L'Arabia Saudita ospita oggi, martedì 18 febbraio, la prima riunione diretta tra Stati Uniti e Russia dall'inizio della guerra in Ucraina e il primo step verso l'incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin. L'appuntamento è un riconoscimento indiretto dello status di potenza, non solo regionale, acquisito dalla monarchia del Golfo, sempre più attore chiave anche nella crisi a Gaza. Dopo il summit europeo di ieri all'Eliseo sull'Ucraina, oggi a Riad si parlerà, prima di tutto del rilancio, anche operativo, delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia.  'Portavoce' della delegazione di Mosca sarà il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, mentre il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov si concentrerà sull'organizzazione del vertice fra Putin e Trump. Il numero uno del Fondo per gli investimenti diretti (uno dei fondi sovrani russi) Kirill Dmitriev, che rimarrà nelle retrovie, avrà come interlocutore l'inviato speciale per il Medio Oriente della Casa Bianca, Steve Witkoff. Quest'ultimo la scorsa settimana era stato a Mosca, dove aveva parlato con lo stesso Dmitriev e con Putin, aprendo la strada alla telefonata fra i due leader mondiali, secondo quanto conferma l'analista di Russia Eurasia Center e fondatrice di R-Politik Tatyana Stanovaya. Dato che la trattativa sarà all'inizio limitata alle questioni bilaterali, questo potrebbe significare un possibile allentamento delle sanzioni.  "I negoziati non sono ancora sulla pace in Ucraina" precisa Stanovaya. "La Russia ha le idee chiare su quali siano i suoi obiettivi e si propone nei contatti che prendono il via oggi di capire quali siano i termini accettabili per Trump". Ripristinare i normali canali di comunicazione fra Russia e Stati Uniti, garantire il funzionamento a pieno ritmo delle ambasciate con la nomina di nuovi ambasciatori, saranno i "primi temi" nell'agenda dei colloqui.   L'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca sembra aver dato ulteriore centralità all'Arabia Saudita nella ricerca di una soluzione per le due guerre. Forte di un rapporto più che solido con il nuovo presidente americano – che nel 2017 scelse il regno del Golfo per la prima visita ufficiale all'estero – il principe della corona Mohammed bin Salman mantiene legami privilegiati con la Russia (tanto da aver agevolato il rilascio dell'insegnante americano Marc Fogel) e con la Cina, e allo stesso tempo non ha rotto con Kiev. Anzi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky – impegnato in un tour in Medio Oriente con una visita negli Emirati – dovrebbe arrivare già questa sera a Riad, ma ha già dichiarato che "non riconoscerà" alcun accordo preso senza coinvolgere l'Ucraina. E venerdì, secondo fonti diplomatiche, la capitale del Golfo ospiterà anche il summit arabo con al centro la contestata proposta di Trump per Gaza. Anche su questo dossier assai delicato la parola di Riad sembra contare, soprattutto nell'ottica del rilancio dei cosiddetti 'Accordi di Abramo' e di una normalizzazione con Israele, un progetto mai abbandonato definitivamente. Insomma Mohammed bin Salman – il principe è noto in Occidente con l'acronimo Mbs – sembra in questa fase riuscire a mettere d'accordo tutti intorno al fiume di petroldollari che gli scorre accanto. L'isolamento internazionale, dovuto al massacro del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto all'interno del consolato saudita a Istanbul, appare una macchia del passato ormai cancellata nel nome del pragmatismo e della necessità per Trump di trovare una sponda per mettere fine alle due guerre. L'alleato del deserto sembra corrispondere perfettamente alle sue esigenze. Gli incontri tra funzionari statunitensi e russi in Arabia Saudita, sottolinea un portavoce del Dipartimento di Stato Usa, non dovrebbero essere visti come una "negoziazione" sull'Ucraina. "Non credo che le persone dovrebbero vedere l'incontro come qualcosa dove verranno messi a punto dettagli o progressi, come una specie di negoziazione", ha affermato Tammy Bruce, aggiungendo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incaricato i funzionari di "dare seguito in modo efficace" alla telefonata con Vladimir Putin.  Mohammed bin Salman non sembra, però, accontentarsi del semplice ruolo di padrone di casa. Un funzionario saudita ha spiegato alla Cnn che il regno non si limiterà a ospitare i colloqui, ma sarà coinvolto nella mediazione. Al tavolo ci sarà, infatti, anche una delegazione, guidata dal consigliere per la Sicurezza nazionale Musaed al-Aiban, ma non Kiev, esclusa da questa tornata. L'imminente arrivo di Zelensky a Riad, tuttavia, è il segnale che l'Arabia Saudita è pronta a mediare con tutte le parti in guerra e, soprattutto, ad avere un ruolo importante nella ricostruzione dell'Ucraina. Non a caso una delegazione del governo di Kiev è arrivata in Arabia Saudita nei giorni scorsi con l'obiettivo di rafforzare i rapporti economici tra i due Paesi, come ha spiegato la prima vice premier ucraina, Yulia Svyrydenko. I colloqui tra Stati Uniti e Russia, sentenzia la Cnn, sono la prova della crescente influenza del regno in una fase di forte destabilizzazione delle relazioni internazionali, con l'arrivo di Trump che ha costretto tanti attori a riposizionarsi. Riad sembra aver compiuto uno step ulteriore a livello di leadership, andando oltre il semplice soft power – l'organizzazione della Coppa del Mondo di calcio nel 2034 ne è il simbolo – con cui negli ultimi anni ha provato a ricostruirsi un'immagine sulla scena internazionale dopo il caso Khashoggi. 
L'Arabia Saudita sarà fondamentale anche per un altro degli obiettivi di politica estera di Trump, mettere fine alla guerra a Gaza. L'amministrazione repubblicana sta cercando di convincere i sauditi e gli israeliani a un accordo di normalizzazione diplomatica che potrebbe rimodellare la geopolitica del Medio Oriente e consolidare un fronte arabo contro l'Iran. Ma un tale accordo sarebbe politicamente impossibile per i sauditi senza che venga delineato un percorso chiaro verso la creazione di uno Stato palestinese. Nella regione un coro di no si è alzato contro il piano Trump, ma non è da escludere che Riad rompa in qualche modo il fronte arabo in nome di un interesse nazionale superiore, la stella polare che da sempre guida l'Arabia Saudita. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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