Un Caffè con…Beniamino Zuncheddu

Trentatré Anni in carcere, da innocente

Un Caffè con...Beniamino Zuncheddu
Un Caffè con...Beniamino Zuncheddu

 

«Voglio essere libero, libero come un uomo
Vorrei essere libero come un uomo» (
“La Libertà” – Brano di Giorgio Gaber)

 

Voglio essere libero avrebbe voluto gridarlo, Beniamino Zuncheddu, per 33 anni di seguito, ma la Legge e lo Stato non gliel’hanno permesso.

Giovedì mattina 30 gennaio, siamo andati a Burcei, piccolo paese a quaranta km da Cagliari.

Ci siamo presentati a casa di Beniamino e della sua Famiglia con un vassoio di dolci sardi, come la tradizione sarda comanda: siamo stati accolti dalla sorella e da Beniamino con un gran bel sorriso. Ci siamo accomodati e preso insieme un caffè preparato proprio da Beniamino. Sorseggiando il nostro caffè bollente, abbiamo iniziato una bella conversazione.

 

È iniziato tutto l’8 gennaio 1991. Beniamino aveva 26 anni. Quella sera mentre stava cenando con la sua Famiglia, si presentarono due carabinieri che lo arrestarono. Fu arrestato con l’Accusa del Triplice Omicidio, di Gesuino e Giuseppe Fadda e di Ignazio Pusceddu, e del ferimento di Luigi Pinna. Sin da subito, con le manette ai polsi, Beniamino si è sempre dichiarato innocente

Accusato ed incarcerato, accusato da un Testimone che, su pressione di un carabiniere, lo riconobbe in una foto che però non corrispondeva all’identikit dell’assassino. E così si ritrova chiuso in carcere e inizia una fetta importante della sua Vita però dietro le sbarre: dal Carcere di Buon Cammino a Cagliari, a quello di Nuoro “Badu ‘e Carros”, a Uta (a 20 km da Cagliari).

Beniamino mi ha raccontato che, quando fu emessa la sentenza di condanna all’ergastolo (fine pena: mai!), gli crollò il mondo addosso.

Trentatré anni in carcere “vanno passati” ci racconta, e per non pensare a ciò che stava accadendo realmente fece un po’ di tutto, soprattutto lavorare. Noi poi, goliardicamente gli chiediamo come ha fatto tutti quegli anni senza donne. Ma da buon sardo pronto alla “battuta” ridendo, ci ha risposto che bisogna provare un po’ di tutto, anche coi giornaletti e qualche rivista. Questo aspetto fondamentale della vita umana è sempre trascurato anzi cancellato per chi si trova, per motivi indipendenti dalla sua volontà, privato della libertà.

Se lui è stato per trent’anni richiuso in carcere da innocente, senza mai potersi creare una Famiglia, svolgere un lavoro dignitoso e costruire Progetti e sogni; anch’io gli spiego, sono stato privato per ventotto anni della mia libertà da un’infida malattia, ho sofferto, ma almeno io, per fortuna mia, sono sempre riuscito  a strappare il tempo per le mie esperienze e “birichinate” adolescenziali, di gioventù e di Vita. La malattia mi ha impedito per lunghi periodi di fare le cose che fanno i tutti ragazzi, di vedere tutti i giorni la luce del sole…

E poi quando si esce bisogna ritrovare il passo della vita, allenarsi, anzi ri-allenarsi alla quotidianità, anche a camminare.

Beniamino conferma che l’impatto con l’agognata libertà non è semplice.

Sopravvivere in carcere da Innocente richiede una Grande Forza di Volontà, e Beniamino ne ha avuta tanta, ma non nasconde la fatica per riprendere la quotidianità da uomo libero.

Oggi Beniamino ha 60 anni e trascorre le giornate andando a fare qualche passeggiata, ogni tanto uscire con gli amici di sempre.

Ci fa anche sorridere, quando ci dice, che all’orto non ci va, perché è troppo vecchio, “micca deve prendere su picco a questa età”.

Beniamino finalmente è Libero, grazie all’Avvocato Trogu, alla Giornalista Irene Testa, alla Dottoressa Nanni, al Parroco di Burcei, e tutto il piccolo paese.

In sintesi, questi i punti salienti dell’intervista: quella di Beniamino Zuncheddu è una storia italiana, di un iter lungo e laborioso della Giustizia e dello Stato, per il riconoscimento (che ancora non è arrivato) di un’indennità a Beniamino, per averlo privato da innocente della sua libertà negli anni della giovanili.

Dal piccolo paese di Beniamino: Burcei, e da tutta Italia si stanno raccogliendo le firme per promuovere la “Legge Zuncheddu”, affinché sia snellito e facilitato l’iter per il riconoscimento dell’indennità a chi da innocente, sia stato ingiustamente detenuto.

 

Daniele Cardia

Informazioni su Daniele Cardia 413 Articoli
Giornalista Pubblicista - Direttore "MediaPress24" Scrivo per "Angeli Press" - "Cagliari Live Magazine" e con "Il Punto Sociale" Collaboro con "Opificio Innova, le WebTv: "MATEX Tv" e "ManiaTv" Vincitore dei Premi "USSI SARDEGNA 2022" Ho collaborato con l'emittente tv locale "Uno4" Nel 2017 ho scritto il libro: "Una storia qualunque... Barcollo ma non mollo"

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