Una nuova sede per il Kunsthistorisches Institut in Florenz

(Adnkronos) – A 127 anni dalla sua fondazione, il Kunsthistorisches Institut in Florenz ha inaugurato oggi una nuova sede a Firenze, in Via Gustavo Modena 13. Il Kunst, come è conosciuto, è uno dei più antichi e rinomati istituti di ricerca al mondo dedicati allo studio della storia dell'arte e dell'architettura in un orizzonte transculturale e globale; dal 2002 fa parte della Società Max Planck. Sarà un luogo per preservare una delle più importanti collezioni di fotografia documentaria sulla storia dell'arte e dell'architettura italiana costituita da oltre 630.000 fotografie; un'infrastruttura all'avanguardia con nuove celle climatiche per la conservazione di negativi fotografici dal 1860 ad oggi, una nuova sede per oltre 160.000 volumi dedicati alla storia dell'arte, spazi per gruppi di ricerca e molto altro ancora.  Con la nuova sede l'Istituto di ricerca tedesca consolida la sua presenza nell'area di Firenze compresa tra Piazza San Marco, Piazza della Libertà e il Giardino della Gherardesca / Borgo Pinti. Si tratta di una zona del centro storico che ospita importanti istituzioni di formazione universitaria e di ricerca, tra cui l’Università di Firenze e l’Orto Botanico, collezioni di storia naturale, una nuova sede dell’Istituto Universitario Europeo, il Museo Archeologico. Anche le altre sedi del Kunst, Palazzo Capponi-Incontri (dal 1964) e Casa Rosselli (dal 1971) in Via Giuseppe Giusti 36–44, Casa Zuccari (dal 1987) in Via Gino Capponi 22 e Palazzo Grifoni Budini Gattai in Piazza della Santissima Annunziata (parzialmente affittato dal 2009) fanno parte di questa fitta topografia storico-scientifica. Questo si riflette anche nella solida rete di cooperazioni scientifiche e culturali che ha stretto in città. "Il nuovo edificio del Kunst in Via Modena è una promessa e un impegno per il futuro: un istituto di ricerca sulla storia dell’arte e dell’architettura inserito in una città del sapere e dell’arte, delle ricche collezioni e presenze di istituzioni fiorentine, nazionali e internazionali – ha dichiarato Gerhard Wolf, direttore esecutivo del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Una costellazione a cui corrispondono gli studi stessi del Kunst, che con la sua ricerca storica è consapevole dei problemi di oggi, dalla necessità di un turismo sostenibile agli intrecci tra cura dei monumenti, arte e crisi ecologica. È una grande opportunità che il nuovo edificio di Via Modena si trovi in una zona della città che con l’università e altre istituzioni si presenta come un grande campus, nel quale si collocano anche le altre sedi del Kunst. Ospitando la Fototeca con i suoi progetti, una percentuale sostanziosa dei libri della Biblioteca e due gruppi di ricerca, il Kunst in Via Modena è una parte vitale dell’Istituto, che accoglie studiose e studiosi esterni e offre anche spazi di incontro e di conversazione". "Salutiamo con soddisfazione la nascita di una nuova sede del Kunsthistorisches Institut di Firenze che viene inaugurata oggi in via Gustavo Modena, in un’area del centro storico particolarmente significativa dal punto di vista culturale per la presenza di molte, importanti istituzioni di formazione universitaria e di ricerca – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Il Kunsthistorisches Institut è presente a Firenze dal 1897: la nascita di questa nuova sede è la dimostrazione della vitalità che ne contraddistingue il percorso fin dalla sua nascita. E mi piace anche sottolineare il fatto che la sede di via Modena ospiterà gruppi di ricerca e spazi seminariali e di socializzazione rivolti a giovani studiose e studiosi, che avranno modo di stringere un legame sempre più forte con la città di Firenze e con le sue istituzioni culturali". "Il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut è una bella realtà della nostra città e sono lieta che possa ingrandirsi con l’inaugurazione di questa nuova sede, ampliando la propria offerta culturale – ha detto la sindaca Sara Funaro – Il lavoro di ricerca e approfondimento svolto all’interno dell’istituto si inserisce alla perfezione nella storia di Firenze, dove la conoscenza del passato si lega alla prospettiva futura con un approccio globale e inclusivo. Realtà come questa sono molto importanti per la vivacità culturale che riescono a generare, attraendo studiosi che decidono di vivere qui per un periodo della loro vita, incrementando il proprio bagaglio culturale e andando a creare un legame professionale ma anche affettivo verso la nostra città".  La nuova sede in Via Gustavo Modena si inserisce in questo 'campus'. Essa ospita l’intera collezione fotografica dell’Istituto (Fototeca), ampie parti della sua Biblioteca (circa 40%), ciascuna con ampi spazi di consultazione, oltre a due gruppi di ricerca, sale seminari e spazi per la socialità a disposizioni di utenti e collaboratori dell'Istituto. L'edificio si trova nella zona del centro storico di Firenze compresa tra Piazza San Marco e i Viali, che subì sostanziali cambiamenti urbanistici a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, secondo il progetto elaborato dall’architetto Giuseppe Poggi per Firenze capitale del Regno d’Italia (1865–1871). Nel 1863 il Comune di Firenze acquistò dall’adiacente monastero femminile di San Domenico del Maglio il terreno necessario per tracciare la strada dedicata a Gustavo Modena, attore teatrale e patriota italiano. In seguito, i lotti frazionati, compreso quello del palazzo, furono venduti all’asta a privati, che li edificarono negli ultimi due decenni dell’Ottocento, tra cui il palazzo al numero 13. Prima di essere acquistato all’asta dalla Fondazione Max Planck nel 2015 e passare alla Società Max Planck nel 2018, l’edificio di quattro piani affacciato su un ampio giardino interno era di proprietà della Regione Toscana ed era destinato a biblioteca e archivi nei piani inferiori e ad uso abitativo in quelli superiori. Il progetto complessivo di ristrutturazione è stato coordinato dalla Passaleva Associati, sotto la direzione di Marco e Michele Passaleva, in stretta collaborazione con il Dipartimento Edilizia della Societàà Max Planck e con il Kunst. I lavori, iniziati nel febbraio 2021, si sono conclusi, per la parte strutturale, in un tempo record di due anni e hanno riguardato una superficie lorda di circa 2.400 mq. Si è voluto intervenire il minimo possibile sull’impianto strutturale esistente, per conservare e valorizzare le caratteristiche intrinseche della struttura distributiva originale dell’edificio. Il progetto combina una struttura edilizia della seconda metà dell’Ottocento con le esigenze delle attività di ricerca del Kunst. Fra le opere più imponenti vi è stata la creazione di un’area sotterranea ricavata da una struttura preesistente nell’ala destra dell’edificio, dalla superficie di circa 200 mq, che ospita la collezione di riviste della Biblioteca del Kunst. Tutti i solai dell’edificio sono stati consolidati staticamente per consentire di ospitare i fondi librari e fotografici. Le facciate sono state restaurate e le sagome delle trabeazioni sono state ricreate a mano da uno stucchinaio fiorentino, con una tecnica artigiana ormai rara. Nei soffitti del piano terra e del primo piano sono state scoperte ampie sezioni di decorazione ad affresco ottocentesca. L’ascensore novecentesco presente al centro del vano scale è stato rimosso e le scale sono ritornate al loro assetto ottocentesco originale. Le scaffalature di Biblioteca e Fototeca, in alluminio verniciato e dotate di un sistema di illuminazione integrata, si estendono per oltre 3.000 metri lineari di scaffali e sono state progettate ad hoc per ogni stanza. L’edificio è stato consegnato al Kunst il 1 marzo 2024 dopo un imponente lavoro di squadra sotto la guida del Dipartimento Edilizia della Società Max Planck che ha coinvolto team tra Germania e Italia e un ampio pool di imprese che hanno collaborato su tutti i livelli. Anche il Kunst ha svolto una parte attiva durante tutta la durata dei lavori. Il trasloco del materiale librario e fotografico ha rappresentato una vera e propria sfida logistica e ha permesso anche la riorganizzazione degli spazi nella sede storica di via Giuseppe Giusti. Praticamente ogni volume della Biblioteca è stato movimentato. Il trasloco delle fotografie dal piano nobile di Palazzo Grifoni è stato particolarmente impegnativo; quello dell’archivio dei negativi della Fototeca è avvenuto tramite scatole climatizzate, in modo da non esporre il materiale estremamente delicato a fluttuazioni di temperatura eccessive. La Fototeca del Kunst si è quindi trasferita completamente nel nuovo edificio. Con le sue oltre 630.000 fotografie, essa costituisce una delle più importanti collezioni di fotografia documentaria sulla storia dell’arte e dell’architettura italiana. È anche un centro di ricerca e laboratorio che svolge un ruolo centrale nel dibattito internazionale e transdisciplinare sul ruolo degli archivi fotografici nella ricerca e nelle società del XXI secolo. L’edificio offre agli utenti della Fototeca numerose postazioni di consultazione, oltre a spazi dedicati ai cataloghi e agli schedari. Oltre alle stanze climatizzate per le fotografie rare, la Fototeca dispone di uno studio di posa e laboratori fotografici analogici e digitali. Il laboratorio fotografico analogico, dotato di camera oscura e laboratorio umido, è utilizzato principalmente per scopi didattici e sperimentali nonché per il restauro delle fotografie rare. Nella nuova sede sono state allestite due celle climatiche per la conservazione dell’archivio dei negativi fotografici, che necessitano di particolari condizioni di stabilità in termini di temperatura e umidità. Progettate avvalendosi dell’expertise dell’Istituto Fraunhofer per la Fisica degli Edifici di Stoccarda, le due celle, una a 5°C e 35% di umidità relativa e l’altra a 15°C e 35% di umidità relativa, preservano una collezione di circa 55.000 tra pellicole in acetato o poliestere e lastre di vetro, che risalgono ad un ampio lasso di tempo dagli anni Sessanta dell’Ottocento fino al XXI secolo. La Biblioteca del Kunst, una delle più antiche e rinomate biblioteche di ricerca per la storia dell’arte al mondo, ha trasferito una parte consistente dei suoi fondi librari nella nuova sede (circa 40%). Il nuovo piano interrato costituisce il cuore pulsante delle collezioni, con spazi dotati di scaffalature compattabili su rotaia. Esso conserva gli oltre 50.000 volumi di periodici, una collezione che, con circa 1.000 riviste in abbonamento, è in costante ampliamento. La sezione dedicata alle riviste occupa 1,7 km lineari: 1,5 km per la collezione attuale e ulteriori 200 m per la crescita futura. Il nuovo edificio ospita anche le sezioni dedicate agli artisti italiani nati dopo il 1890 (tra cui un fondo speciale sul Futurismo), alle mostre di artisti contemporanei italiani e l’ampia sezione di storia dell’arte generale. Completa la raccolta la Biblioteca di Fotografia dedicata alla storia e alla teoria della fotografia, che, insieme alla Fototeca, rende Via Gustavo Modena 13 un vero e proprio centro di studio e ricerca sulla storia dell’arte contemporanea e la fotografia. La ricollocazione di buona parte della Biblioteca ha ‘decongestionato’ la sede storica in via Giusti, migliorando notevolmente le possibilità di consultazione. Oltre alle ricercatrici e ai ricercatori del KHI, entrambe le sedi sono aperte anche a ricercatrici e ricercatori esterni. Un sistema di trasporto permette agli utenti di ordinare e ricevere libri da una sede all’altra. In questo modo, anche la ex sala conferenze in Via Giuseppe Giusti 38 verrà recuperata. Il terzo piano del nuovo edificio ospita due dei tre gruppi di ricerca attivi al momento al KHI. Il gruppo di ricerca Ethico-Aesthetics of the Visual, diretto dalla storica dell’arte e filosofa Hana Gründler, indaga le relazioni tra arte, visualità ed etica. Alla luce delle questioni socio-politiche più attuali legate al potere delle immagini e del ‘vedere’, i membri del team si pongono l’obiettivo di sviluppare un’eto-estetica del visivo in modo sistematico e sperimentando metodologie diverse in una prospettiva trans-storica. Nell’ambito del programma di eccellenza “Lise Meitner” della Società Max Planck, il gruppo di ricerca Coded Objects, diretto dall’architetta e storica dell’architettura Anna-Maria Meister, studia come gli oggetti di uso quotidiano vengono ‘programmati’ attraverso il design, esaminando le tracce materiali dei processi che li hanno creati. Considerando la ‘forma’ come punto di partenza epistemico, il gruppo indaga come gli oggetti vengono codificati attraverso pratiche materiali e spaziali. In occasione della ristrutturazione, il nuovo edificio in Via Gustavo Modena e quello storico in Via Giuseppe Giusti sono stati interconnessi con un collegamento ad anello alla rete nazionale italiana ad altissima capacità del Consortium Garr, che fornisce in entrambe le sedi una connessione internet ridondante. Inoltre, in entrambe le sedi sono ora presenti dei veri e propri data center che operano in parallelo e che permettono di sincronizzare i dati e i sistemi attraverso una connessione di rete ultraveloce. Nel nuovo edificio sono stati posati 45 km di cavi in rame e 5 km di cavi in fibra ottica, per un totale di circa 50 km di cavi per la rete interna, oltre a più di 21 km di cavi elettrici. Al piano terra della nuova sede è presente l’Ufficio Famiglia, che dispone di una postazione di lavoro per il genitore e di giochi per le bambine e i bambini, oltre a un fasciatoio e una poltrona per l’allattamento. Sempre al piano terra, una sala seminari e una sala riunioni dotati delle ultime tecnologie di videoconferenza sono a disposizione per l’organizzazione di eventi di piccola e media grandezza. Al primo piano dell’edificio si trova un’ampia lounge con una cucina e una grande terrazza, che offrono uno spazio di socializzazione per tutte e tutti coloro che frequentano e che lavorano nella nuova sede. Il giardino interno è il risultato di un attento equilibrio tra sostenibilità e storia urbana. Al momento di piantumarlo, si è prestata particolare attenzione alle specie di fiori, scelte non solo per la loro bellezza, ma anche per la loro capacità di sopravvivere con poca acqua e cura nei mesi estivi: begonie, perovskias, plumbago e covoni dorati, oltre a piccole siepi di alloro e un prato di dicondra. Al centro del giardino vi è un magnifico esemplare di magnolia, che si trovava in questo luogo già molto prima della costruzione degli edifici circostanti e che faceva parte degli ampi giardini del limitrofo ex convento di San Domenico del Maglio. Anche i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti ‘intorno’ alla magnolia. Quello che può sembrare, infine, un anonimo container all’estremità del giardino nasconde in realtà una cisterna da oltre 20.000 litri, utilizzata dal sistema di prevenzione anti-incendio del nuovo edificio. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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